Taglio del nastro per il Percorso espositivo dei tesori di Arezzo e della Minerva ieri mattina, sabato 6 maggio, alla presenza del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e del Sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli. Il percorso si articola su più sale al piano terra del palazzo di Fraternita, in piazza Grande, e sarà visitabile dal lunedì alla domenica dalle 10,30 alle 18 a eccezione del martedì previsto come giorno di chiusura. Presenti all’inaugurazione il Gruppo Musici della Giostra e gli Sbandieratori di Arezzo.
A impreziosire la città torna inoltre uno dei suoi tesori più celebri: la statua della Minerva. Il bronzo, rinvenuto nella chiesa di San Lorenzo di Arezzo nel 1541, passato nel 1551 alle collezioni granducali e attualmente conservato al Museo archeologico nazionale di Firenze, sarà oggetto della mostra “Minervae Signum” organizzata dal Comune di Arezzo e dalla Fraternita dei Laici, visitabile negli stessi giorni e orari del percorso espositivo. Fino a ottobre.
“ Non dobbiamo semplicemente parlare di museo dell’oro perché sarebbe riduttivo, – dichiara il sindaco Alessandro Ghinelli – è giusto definirlo un percorso che comprende l’esposizione Oro d’Autore accanto a una parte didattica che illustra come la modernità, caratterizzata dalla lavorazione del metallo più pregiato, non sia poi così lontana dal bronzo lavorato in epoche antiche e dal processo di fusione. Ed ecco spiegato il legame con la Minerva per la quale desidero esprimere il mio ringraziamento al direttore del polo museale toscano Stefano Casciu che ha reso possibile questo prestito temporaneo. Oggi ci sarà la Minerva, domani ci saranno le opere d’arte per adesso giacenti al Museo di arte medievale e moderna e di difficile accesso. L’amministrazione invece punta a rendere fruibile il patrimonio artistico e culturale per turisti e concittadini. Questi ultimi al momento dell’ingresso saranno ‘trattati’ diversamente rispetto ai primi, con un biglietto ridotto, perché vogliamo lanciare il messaggio che i tesori di Arezzo appartengono alla città. Il giorno dell’inaugurazione ingresso gratuito per tutti”.
Il presidente di Arezzo Fiere e Congressi, Andrea Boldi: “ottanta pezzi esposti danno il senso della ricchezza del percorso. Questo serve alla promozione non solo di uno specifico comparto produttivo ma dell’intero tessuto economico. Nella città dell’oro nasce un luogo fisico per capire di cosa si parla e cogliere ciò che è stato fatto in passato. Accanto al pezzo esposto ci sarà il nome dell’artista e quello dell’azienda. Leggerete sigle e ditte che magari non esistono più ma la cui opera ha contribuito a fare di Arezzo la città che è adesso e intendiamo perciò mantenerne viva la memoria”.
Il presidente della Camera di Commercio, Andrea Sereni: “nel lontano 1987 i vertici di Camera di Commercio e Centro Affari pensarono di dare una svolta al distretto orafo. Da quella data ha preso inizio un progetto che oggi porta all’interno di un’esposizione manufatti di pregio. Finalmente sottratti ai caveau di Arezzo Fiere e Congressi. Ho creduto molto a questo obiettivo, togliendo i gioielli dalle casseforti, e ci credo ancora: la Camera di Commercio destina infatti al progetto risorse importanti per i prossimi tre anni. D’altronde, quando si cita l’oro parliamo ancora di 740 ditte dentro il territorio del Comune di Arezzo e di oltre 8.000 addetti. Si tratta dunque di qualcosa di irrinunciabile”.
Il primo rettore della Fraternita dei Laici, Pier Luigi Rossi: “la Minerva aprirà il percorso, perché rappresenta degnamente l’ingresso nel mondo dell’ingegno che trasforma in arte il materiale grezzo. La Minerva è l’accesso a un orizzonte nuovo e simbolico dominato dalla cultura. Appena il nuovo magistrato si è insediato abbiamo notato i dipinti rappresentanti questa dea a palazzo di Fraternita, penso a quello di Angelo Ricci di cui è in corso il restauro: ci è venuto naturale pensare di riportarla, ottenendo subito vicinanza e collaborazione da parte del sindaco. Cultura, industria e artigianato sono dunque l’anima del percorso espositivo. Mi associo al sindaco nei ringraziamenti a Stefano Casciu”.
Descrizione del percorso espositivo:
“Il Percorso espositivo dei tesori di Arezzo – spiega il dirigente del servizio cultura e curatore Roberto Barbetti – è stato pensato come un intreccio narrativo che potesse raccontare quanto di bello è stato prodotto in questa città durante le fasi di crescita culturale e la sua evoluzione storica. Ci siamo concentrati sull’ultimo capitolo, la Modernità, e da qui abbiamo preso a elaborare tutto il resto inseguendo un percorso a ritroso nel tempo e nelle tecniche che ci ha permesso di analizzare la sapienza e la maestria degli aretini nelle arti in genere e nelle produzioni artigiane in particolare. La modernità, il Novecento, dagli anni Venti fino alla fine del secolo, ad Arezzo, equivale a raccontare lo sviluppo del settore produttivo dell’oro ma anche il progressivo affinamento delle tecniche di lavorazione e tutta la produzione che gli artigiani orafi aretini hanno potuto maturare grazie al contributo qualificato di artisti contemporanei: scultori, pittori, architetti e designer che hanno lasciato qui una traccia importante della loro scuola. Tali contributi, assieme a una più progredita consapevolezza degli operatori, ha fatto assumere a quella stessa produzione di gioielli un’enfasi culturale indirizzata dall’arte e dal sistema dei valori che si associano per definizione a questa. Attraverso l’oreficeria di Arezzo è possibile percorrere le correnti artistiche del nostro tempo. Dall’oro di autore si è cominciato a voltare lo sguardo indietro. Il nostro percorso si ferma quindi a indagare le tecniche di oreficeria antica e medioevale di cui ne rappresenta un tesoro il busto reliquiario di San Donato realizzato ad Arezzo nel 1300, ma anche tutti gli altri tesori costituiti dai corredi sacri annoverati nelle diverse collezioni di prestito. In continuità di questo diviene importante poter leggere nei reperti dell’archeologia etrusca e romana l’origine e la provenienza di alcune tecniche di fusione dei metalli che hanno trovato luogo nel territorio aretino in epoca arcaica. La sapienza orafa del popolo etrusco, le tecniche di lavorazione dei monili che questo popolo di incerta provenienza ha sviluppato nel tempo della sua civiltà continuano ancora oggi a essere utilizzate con eguali metodologie da parte degli artigiani aretini. La stessa considerazione vale per la cottura e la produzione del vasellame in terra rossa sigillata di epoca romana, dove l’affinamento del processo di cottura ha potuto dare risalto a una tecnica realizzativa unica nel suo genere. Non potevamo non soffermarci sulla produzione artistica dei pittori che dal 1300 fino al 1500 hanno tradotto qui la loro arte e il proprio stile mutuato dalle correnti artistiche che si sviluppavano negli ambiti territoriali circostanti ma che hanno comunque rappresentato in certi casi il raggiungimento di livelli di eccellenza caratteristici dei maestri fondatori: Spinello Aretino, Parri di Spinello, Piero della Francesca, Bartolomeo della Gatta e Giorgio Vasari”.
Ringraziamenti per Antonella Fabbianelli, Luca Marchi e tutto il servizio opere pubbliche e manutenzione del Comune di Arezzo. Per i funzionari comunali Laura Guadagni, Katia Piccini, David Sani. Per gli sponsor Ceia, T.C.A., Assicurazioni Generali, Aboca. A Sergio Squarcialupi per la collaborazione all’allestimento di un laboratorio orafo all’interno dell’esposizione. A Silvia Vilucchi e a Maria Gatto del comitato scientifico.
Gianni Sarrini – foto da Facebook