Oggi pomeriggio, sabato 4 novembre, si terrà ad Arezzo la firma del gemellaggio tra Arezzo e Sappada, Comune italiano con poco più di 1.300 abitanti della provincia di Belluno, isola linguistica germanofona e stazione turistica estiva e invernale. Un percorso iniziato con la delibera di Consiglio Comunale dello scorso 25 settembre approvata all’unanimità. Alla cerimonia saranno presenti i vessilliferi dei Quartieri.
Il programma delle celebrazioni si articolerà in due giorni. Sabato 4 novembre alle 12 arriverà ad Arezzo la delegazione di Sappada. Alle 15 visiterà gli affreschi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca nella Basilica di San Francesco. Alle 16,30 assisterà allo spettacolo degli Sbandieratori e dei Musici nel chiostro del Comune. Alle 17 si terrà la vera e propria cerimonia di gemellaggio nella sala di Consiglio comunale con i saluti del presidente del Consiglio comunale Alessio Mattesini e gli interventi del sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, del sindaco di Sappada Manuel Piller Hoffer, del consigliere curatore del gemellaggio con Sappada Tiziana Casi. Seguiranno le testimonianze della storia tra Arezzo e Sappada e la firma dell’atto di gemellaggio. Domenica 5 novembre alle 9,30 si terrà una visita alla Fortezza Medicea alla mostra di Ugo Riva, alle 11 la santa messa presso la Pieve, alle 12,30 la cerimonia di svelatura della targa commemorativa della profuganza dei Sappadini in via Bicchieraia 13 dove ci fu la sede del municipio di Sappada, alle 14,30 visita del Palazzo di Fraternita e alle 15,30 la ripartenza della delegazione per Sappada.
Il sindaco Alessandro Ghinelli: “questo gemellaggio è un po’ atipico, perché di solito i gemellaggi previsti dal nostro regolamento sono tra città italiane e straniere. Questo, comunque, si inquadra nel centenario della Grande Guerra. Arezzo, infatti, dal novembre 1917 fino al 1919 è stata sede extraterritoriale del Comune di Sappada. Poi per cento anni questo legame è stato un po’ dimenticato ma è ripreso grazie a Luciano Ralli, ai consiglieri comunali Casi e Bardelli e soprattutto a don Alvaro. Questo gemellaggio dunque testimonia lo spirito di ospitalità e di fratellanza che ha sempre animato gli aretini e di cui oggi siamo sempre più consapevoli”.
Don Alvaro: “il rapporto con Sappada è ripreso tre anni fa quando ci giunse una richiesta da Sappada di commemorare i loro defunti morti ad Arezzo. Iniziai il percorso con l’allora presidente del Consiglio comunale Luciano Ralli e con l’allora consigliere comunale Gianni Cantaloni. Da lì ho saputo la storia dolorosa di questa popolazione: all’epoca per gli sfollati furono fatte molte raccolte, da parte della diocesi e della Fraternita. Ho insistito perché questo gemellaggio venisse fatto per sottolineare l’aspetto di accoglienza, di umanità e di partecipazione di Arezzo”.
L’assessore Barbara Magi: “sono stata vice prefetto vicario a Belluno e ho avuto la possibilità di visitare Sappada diverse volte. Ho conosciuto una popolazione molto accogliente, un piccolo borgo delizioso”.
Una storia di guerra cominciata con la rotta dell’esercito italiano dopo la sconfitta di Caporetto: tra il 28 e il 29 ottobre 1917 gli abitanti di Sappada, investiti dalla conseguente offensiva e occupazione austro-ungarica, vennero evacuati. Oltre 600 sappadini trovarono rifugio ad Arezzo e dintorni. Ma Arezzo ebbe un ruolo speciale: diventò sede extraterritoriale del municipio di Sappada. Il Comune di Sappada trovò dunque provvisoria ma degna collocazione in via Bicchieraia 13. Agli sfollati venne dato alloggio nelle ville della campagna aretina, altri sappadini alloggiarono a Quarata, altri ancora in tutta la provincia. Toccò al geometra sappadino Pietro Fasil, alla maestra Maria Kratter e al parroco Emidio Triero occuparsi dei compaesani, specie i più bisognosi. Il governo dava qualche lira per profugo, giusto il necessario per mangiare e vestirsi, allora don Emidio creò una cooperativa di consumo che ebbe sede in piazza Vasari. Ma Arezzo non restò a guardare: il Comune garantì l’istruzione scolastica, nominò gli insegnanti, reperì locali e fornì il materiale per le classi. Purtroppo durante l’estate del 1918, come ulteriore tragedia che si aggiungeva a quella bellica, scoppiò l’epidemia di spagnola e 72 esuli sappadini morirono ad Arezzo. Al termine del conflitto i profughi rimasero in Toscana fino alla primavera del 1919 per poi fare ritorno a casa nel marzo.
E il 2017 a Sappada sarà ricordato anche per un calendario dove i mesi illustrano le tappe della vicenda dei sappadini dopo Caporetto. Non mancano foto d’epoca che rievocano le famiglie che dalle dolomiti furono costrette a trasferirsi nella nostra città.