Forse siamo noi da fuori che la facciamo più difficile di quella che è. Giorni a parlare di traiettorie, debutto, pressione, quarta e ottava carriera, galoppo, disturbi, perdendoci dietro a mille discorsi. Poi in realtà serve concentrazione, sangue freddo e metterla sulla V. Stop. Il resto sono chiacchiere.
Tommaso Marmorini sul centro non ci aveva mai appoggiato la lancia. Ci è riuscito alla prima carriera nella Giostra che conta e il suo esordio resterà nella storia. Si è anche preso le luci dei riflettori, sovvertendo ogni pronostico a dimostrazione che il Saracino è imprevedibile, è un’alchimia strana tra muscoli e anima, è un elogio della follia.
”Gli farei il gregario tutta la vita” ha detto a caldo Vedovini, uno che è un passo dal record di successi e che stavolta si è potuto limitare a un tiro d’ordinaria amministrazione (per lui), timbrando il IV che ha aperto la festa. Ecco, che sarebbe finita così non lo avrebbe detto nessuno e invece è successo veramente.
Per Sant’Andrea è il secondo trionfo di fila, nove mesi dopo la lancia d’oro portata a casa da Enrico & Stefano, che poi ha scelto di scendere da cavallo. Bello, bellissimo il suo brindisi con pianto liberatorio insieme al Benzina, subito dopo il ritorno a San Giusto.
Bello, bellissimo, l’abbraccio del Benzina a Tallurino Rossi, dietro le Logge, subito dopo il centro che ha indirizzato la Giostra. Rivalità vere e presunte, ballottaggi interni, personalismi dissolti in pochi secondi, dentro un quartiere che da anni porta nel dna l’abitudine alla vittoria.
Alla fine gli uomini vengono prima di tutto il resto ed è sempre il cuore a indirizzare le cose. E poi noi da fuori la facciamo più difficile di quella che è, mentre in realtà, se sei vero e hai talento, il buratto non potrà mai esserti nemico.
Andrea Avato