‘Scoop’ del periodico Notizie di Storia: Sant’Andrea Guasconi o Sant’Andrea apostolo? L’antico quartiere medievale prendeva il nome dall’apostolo Andrea, fratello di Simon Pietro. Lo rivela il professor Licciardello nel numero in questi giorni in edicola.
È in vendita in tutte le edicole della città, al consueto prezzo di 7 euro, un nuovo numero di “Notizie di Storia”, periodico semestrale della Società Storica Aretina, diretto da Luca Berti. In copertina compare il ritratto fotografico di Ubaldo Pasqui, padre della storiografia aretina contemporanea, nell’80° anniversario della morte.
Questo numero contiene due preziosi contributi riguardanti la Giostra del Saracino: la notizia del ritrovamento, nell’Archivio Capitolare aretino, di una giostra di Buratto della quale sinora non si era a conoscenza. L’evento si svolse il 9 dicembre 1677, ossia tre giorni dopo la giostra descritta nel famoso opuscolo che fece da calco nel 1931, dopo la sua riscoperta nella Biblioteca di Fraternita da parte del giornalista Alfredo Bennati, alla “riesumazione” della Giostra del Saracino. Si tratta in questo caso di una memoria di una decina di righe contenuta nel “Libro dei Ricordi” del sacerdote Francesco Ducci. L’appunto, trovato dal professor Franco Cristelli, è stato prontamente consegnato al dottor Luca Berti che ne ha dato notizia.
Il secondo, invece, è un saggio del professor Pierluigi Licciardello, (dottore di ricerca in Agiografia e in Storia medievale, insegnante di materie letterarie al Liceo Classico “F. Petrarca”), dal titolo significativo “Sant’Andrea Guasconi o sant’Andrea apostolo?”.
Nel lungo articolo Licciardello, citando numerose fonti bibliografiche, mette in discussione la tesi sviluppatasi negli anni ’80 che sosteneva che l’antica Porta medievale della nostra città, che dava il nome a uno dei quattro quartieri in cui essa era divisa, non prendesse il nome da una chiesa dedicata a sant’Andrea apostolo, detto “il Primo Chiamato”, bensì da una chiesa intitolata ad un martire aretino Andrea, successivamente attribuito alla famiglia Guasconi.
Licciardello afferma che la figura storica di sant’Andrea Guasconi è dubbia. Il santo è un personaggio secondario di cui si parla in una “Passio” (racconto del martirio) tardiva, riguardante i santi Gaudenzio e Columato, ambientata nel IV secolo e con numerose incongruenze storiche. Del culto di sant’Andrea non si hanno tracce in Arezzo fino al Cinquecento, quando viene riscoperto.
La chiesa aretina di sant’Andrea, situata nella odierna via Pelliceria, era invece intitolata all’apostolo omonimo, sicuramente venerato ad Arezzo in età medievale e questa chiesa ha dato il nome alla porta che ancora oggi fa parte della compagine del Saracino.
L’affermazione di Licciardello sostenuta con dovizia di fonti e documenti, di fatto riscrive la storia della Giostra: la simbologia araldica dell’attuale Quartiere di Porta Sant’Andrea, tutta riferita all’apostolo in quanto rappresentata da una croce decussata (detta appunto “di sant’Andrea”) è corretta. Viene così a sanarsi una delle incongruenze più grandi che pensavamo presenti nell’attuale Giostra. Corretto il nome e l’emblema del Quartiere biancoverde quindi.
In formato rotocalco, 48 pagine ricche di illustrazioni e dense di contenuti, la rivista presenta anche ben dieci “contributi” (brevi saggi di argomento storico), una descrizione inedita di Arezzo nel Settecento tradotta dalla lingua tedesca, la scheda del convegno sull’abbazia di Capolona svoltosi nel maggio 2019, notizie, recensioni e lettere e il necrologio del socio don Antonio Bacci recentemente scomparso.
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