Dallo scorso settembre una targa posta dai proprietari ricorda dove sorgeva l’antica chiesa di Sant’Andrea Apostolo.
In piaggia di San Lorenzo esistono ancora i resti dell’antica Chiesa di Sant’Andrea che, nel medioevo, diede il nome prima alla Porta (attestata dal 1025) e poi a uno dei quartieri cittadini in cui era divisa l’Arezzo dal XII secolo (oltre a Porta Sant’Andrea, Porta Crucifera, Porta del Foro e Porta del Borgo).
L’antica Chiesa di Sant’Andrea è attestata fin dal 1204 (i quartieri nascono sul finire del XII secolo come detto) e tre documenti medievali dicono chiaramente che essa era dedicata a San’Andrea Apostolo: per primo un atto del vescovo Girolamo del 22 febbraio 1144 in cui compare tra i sottoscrittori tale “presbiter Petrus Sancti Andree apostoli”, il secondo le ‘stazioni’ liturgiche della chiesa aretina, contenuto nel liber manualis della Chiesa aretina nel secolo XV, infine il terzo la visita pastorale compiuta dal vescovo aretino Lorenzo Acciaioli nel 1468.
La situazione cambia nel Cinquecento quando viene “riscoperto” il culto di un martire aretino, appunto Sant’Andrea, poi “fatto proprio” dalla nobile famiglia dei Guasconi. La figura storica di sant’Andrea Guasconi è però dubbia. Il santo è, infatti, un personaggio secondario di cui si parla in una “Passio” (racconto del martirio) tardiva, riguardante i santi Gaudenzio e Columato, ambientata nel IV secolo e con numerose incongruenze storiche. Del culto di sant’Andrea non si hanno tracce in Arezzo fino al Cinquecento, quando appunto viene riscoperto. Da allora, nelle successive visite pastorali, si cominciò a parlare non più della Chiesa di Sant’Andrea apostolo ma di Sant’Andrea aretino. Nel 1725 il culto di San’Andrea aretino fu vietato dal neo vescovo di Arezzo Giovanni Antonio Guadagni, per poi essere ripristinato cinquant’anni dopo da un suo successore. Nel 1783 la festa di Sant’Andrea aretino venne fissata al 19 agosto e la chiesa affidata alla compagnia laicale di San Giorgio. Poi, con la soppressione delle confraternite laicali decretata dal granduca Pietro Leopoldo di Toscana nel marzo 1785, le presunte reliquie del santo aretino vennero spostate in cattedrale e collocate sotto l’altare di Santo Stefano ove ancora dovrebbero trovarsi. La diffusione dell’attribuzione esclusiva della chiesa al santo aretino è da attribuirsi all’opera di mons. Angelo Tafi che, sul finire degli anni ’70, ne divulgò la notizia del culto.
Con la soppressione la chiesa fu sconsacrata e trasformata negli anni in abitazione. Nella facciata si vedono ancora la soglia e gli stipiti del portale tardo cinquecentesco: può darci, insieme ad altri elementi, un’idea del prospetto e dei probabili volumi.
Verso la fine dello scorso settembre, dopo un bel lavoro di restauro della facciata, per iniziativa degli attuali condomini (tra i quali l’amico Angiolo Cirinei) è stata posta una targa in pietra a ricordo dell’antica chiesa di Sant’Andrea con una epigrafe che recita “Infino al XVIII secolo qui è stata LA CHIESA DI SANT’ANDREA Nell’XI e XII secolo Porta e Quartiere presero da essa il nome”. Si tratta di un’iniziativa molto bella e meritevole, che segnaliamo a tutti i cittadini come esempio di attaccamento alla storia cittadina, senza spirito di parte.
giesse
Fonti bibliografiche:
– “Immagine di Arezzo, guida storico artistica ” di Angelo Tafi, Arezzo 1978
– “Sant’Andrea Guasconi o Sant’Andrea Apostolo?” contributo di Pierluigi Licciardello edito su Notizie di Storia, periodico della Società Storica Aretina, Arezzo dicembre 2019.