Prova Generale del dedicata alla memoria di Enzo Pecchi (1928 – 2007) nel decimo anniversario della scomparsa. Il ricordo del nipote Fabio.
Sono molti, gli aneddoti sulla vita in tema per l’ex centravanti “Cavallino” nella storia dell’U.S. Arezzo 1923; scomparso il 16 giugno 2007. Fu “Giurato” giostresco tra il 1987 e il 1994 e più che simpatizzante biancoverde di Porta S. Andrea; in un periodo particolarmente florido di successi (ben 8, dal 15° al 22° Trofeo; negli anni di Giostratori molto forti – quali – Ricci, Montefiori, Gianni e Sepiacci) riguardo “l’Albo d’Oro” della propria Compagine e per i due Cappotti vissuti in Piazza Grande, riportati appunto dai Biancoverdi (rispettivamente, dopo 55 e 62 anni). Spirito ilare e burlone, nonché, “dispensatore di simpatia” e barzellette varie di ogni tipo – Enzo Pecchi – fu un punto di riferimento tanto per l’Esercito, che per la propria famiglia e non soltanto. Oltre che un grande tifoso dell’Arezzo, lo fu pure della Nazionale Azzurra. Riguardo al tifo (in serie A) al contrario, di quattro/cinque suoi nipoti (completamente agli antipodi, rispetto a lui) – Enzo Pecchi – simpatizzante Juventino, fu anche amico di vari atleti Bianconeri stessi, della “grande Juve” anni ’50.
Per quanto concerne la carriera sportiva personale poi, spiccava da molti anni ormai, una sua opinione diretta, riguardo i gol omologati, da lui messi a segno in maglia Amaranto; che non sarebbero stati 51, ma in realtà 53. Due segnature catalogate, infatti, come autoreti avversarie – a suo dire – sarebbero state erronee; perché siglate, di fatto, in modo diretto, senza l’ultimo tocco di un avversario. «Me ne hanno assegnati 51, ufficialmente, ma i miei gol in maglia Amaranto, sono stati 53, in realtà». Usava discutere, assieme a chi era coinvolto, appassionatamente, riguardo alle vicende Amaranto, i cannonieri o i gol, appunto. Ha avuto un solo rimpianto nel cassetto; di non aver mai giocato in serie A, a causa di un’occasione definita “perduta” («per cause esterne e difficoltà – non mie – io non sono mai arrivato in ‘A’. Pazienza! Ma sono egualmente felice, per ciò che Arezzo ed il Calcio, mi hanno dato»). Amante della buona tavola toscana, dei dolci, delle belle donne e della campagna – Pecchi – (denominato dai Tifosi Amaranto dell’epoca, con il nomignolo di ‘testina d’Oro’) si prodigò spesso ”al positivo”. In carriera disputò campionati, significativi, anche per il Siena e, alla fine, pure nel Subbiano. Per lui, in ogni caso, non solo Giostra. In tema “Paliesco”, infatti (pur rimanendo sempre Santandreino) resta curiosa la sua testimonianza, legata all’esperienza vissuta da calciatore, in un lontano pre-campionato a Siena; a fine anni ’50. Quando raccontò, di aver assistito in Piazza del Campo (assieme a tutta la Squadra della ‘Robur 1904’) a un Palio. Una carriera poi vinta, dalla Nobile Contrada dell’Oca.
Fabio Pecchi
Si ringrazia per le foto la famiglia Pecchi e Stefano Turchi del Museo Amaranto