Una Lancia d’oro dalla straordinaria elsa opera dell’artista Mimmo Paladino che ha celebrato con la sua arte Leonardo Da Vinci a cui il trofeo è dedicato nella ricorrenza dei 500 anni dalla morte. E’ stata presentata questa mattina nella sala del Consiglio Comunale la lancia d’oro della 139ª edizione della Giostra del Saracino, contesa dai quattro quartieri domenica 1 settembre in Piazza Grande, alla presenza del vicesindaco e assessore alla Giostra Gianfrancesco Gamurrini, del direttore della Fondazione Guido d’Arezzo Roberto Barbetti, dei rettori dei quattro quartieri Andrea Fazzuoli, Maurizio Carboni, Roberto Felici e Ezio Gori, di Massimo Boncompagni, presidente del Centro*Arezzo che per il decimo anno ha sostenuto il progetto “Adotta una lancia”, del consulente storico della Giostra Luca Berti e del maestro intagliatore Francesco Conti.
Il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli in rientro dagli Stati Uniti, non ha voluto mancare di far arrivare il proprio saluto ai presenti: “Nella ricorrenza dei 500 anni dalla sua morte, la 139ª edizione della Giostra del Saracino è dedicata a Leonardo da Vinci, il genio più creativo e multiforme della storia, uomo dalle intuizioni straordinarie, visionario e curioso, maestro di codici e simboli, archetipo dell’uomo rinascimentale”, ha ricordato il Sindaco Alessandro Ghinelli nell’suo intervento letto dal vicesindaco Gamurrini. “L’arte di Mimmo Paladino, fatta di coordinate geometriche, di arcano, di simboli e di visioni, si compendia nell’elsa della Lancia da lui realizzata per questa Giostra, e con la quale ha voluto interpretare l’assoluta unicità di Leonardo. Ancora una Lancia preziosa, di straordinario valore artistico, per la quale ringrazio il Maestro Paladino e con lui Francesco Conti, abile intagliatore della parte lignea di un “brocco”, questo, che sono certo essere particolarmente ambito”.
Nel dare iI benvenuto ai presenti il vicesindaco e Assessore alla Giostra Gianfrancesco Gamurrini ha poi proseguito nell’elogio all’opera di Mimmo Paladino: “Presentiamo oggi una lancia molto particolare, in assoluto la più pesante mai realizzata dato che pesa quasi 15 chili, opera dell’artista Paladino. Ringrazio il Centro Commerciale Setteponti per l’adozione di questa opera, come da dieci anni a questa parte, e ringrazio il maestro Francesco Conti, intagliatore della parte lignea, che deve sempre adoperarsi per adeguare il proprio stile a quello degli artisti che si susseguono nella realizzazione dell’elsa della Lancia d’Oro. Ci tengo poi a ringraziare la Magistratura presente come a giugno alla presentazione della Lancia, i rappresentanti delle diverse componenti del mondo giostresco e soprattutto l’ufficio Giostra, gli operai e tutto il personale dell’amministazione che, grazie al proprio lavoro, fa sì che pur tra risorse sempre minori e difficoltà crescenti, la macchina organizzativa funzioni ogni volta nella maniera migliore”.
Il meraviglioso trofeo creato da Mimmo Paladino, come già anticipato, è stato realizzato grazie al contributo del Centro*Arezzo, che ha rinnovato anche quest’anno il proprio sostegno al progetto “Adotta una lancia”: “Sono dieci anni che adottiamo la lancia d’oro e questo per noi è motivo di grande orgoglio – ha esordito il presidente del Centro*Arezzo Massimo Boncompagni – ma in occasione del decennale abbiamo voluto fare qualcosa di più e infatti ieri mattina abbiamo premiato i primi tre mattinieri che per acquistare i biglietti della Giostra si sono messi in coda fin dalle prime luci dell’alba con dei carnet di buoni da poter spendere all’interno del Supermercato Coop e nei negozi della galleria Centro*Arezzo. Il nostro centro commerciale è inoltre parte della Fondazione Arezzo in Tour e riteniamo che la Giostra del Saracino, oltre ad essere una splendida manifestazione amata da tutti gli aretini, sia anche uno strumento importante per far conoscere la nostra bellissima città nel mondo. Porto quindi i ringraziamenti e il saluto di tutti gli operatori del Centro e buona Giostra a tutti”.
A descrivere l’opera il direttore della Fondazione Guido d’Arezzo Roberto Barbetti che ha portato il saluto dell’artista Mimmo Paladino spiegandone l’opera che si ritrova nella Lancia d’Oro: “Se si guarda la Lancia d’Oro di Mimmo Paladino dedicata al 500ennale della morte di Leonardo, viene spontanea la domanda: ma che c’entra? Nel senso: dove è Leonardo? Un rimando esegetico alla sua opera, alla sua vita, al testamento artistico lasciato alla storia dell’arte italiana e mondiale che sia ravvisabile nell’elsa di questa Lancia, eppure realizzata da uno dei più grandi maestri viventi dell’arte contemporanea? Ebbene l’unica risposta possibile, ora, è dire che non c’è. Nulla traspare qui che abbia un rimando immediato al Genio di Vinci. Paladino muove tutta la sua opera da considerazioni che lo portano a sviluppare un linguaggio che è molto più filosofico che figurativo: le sue tele, le sue sculture perdono l’economia del significato per recuperare una enfasi totalmente concettuale seppur derivata dalla reinterpretazione delle tradizioni figurative e artistiche italiane e non. Le opere di Paladino sono “macchine per pensare” e la Lancia d’oro che stiamo presentando stamani non fa difetto in questo senso. Fortissimo è il peso dei simboli che il maestro ha voluto introdurre in questa opera che portano al senso vero della dedica a Leonardo da Vinci e soprattutto al Genio che albergava nella sua mente di uomo del Rinascimento. Colpisce subito la figura dell’uccellino che si trova sul vertice superiore del perno: nella esegesi più ricorrente l’immagine dell’uccellino si associa alla volatilità dell’animo umano, alle passioni e, appunto, alla trasgressività intesa in senso volitivo. Quale trasgressione più grande poteva esserci se non quella di Leonardo di sfidare continuamente la natura, di studiarla per sovvertire l’empirismo che caratterizzava l’età medievale. Leonardo rivendica un approccio scientifico, sperimentale utile a comprendere i fenomeni naturali che gli avvengono intorno. E sulle conoscenze acquisite si propone di modificare l’ordine costituito delle cose. Vale tutto ciò per il volo artificiale, per gli studi idraulici in ordine alle bonifiche, per l’approccio alla anatomia del corpo umano e così via, per cui gli scritti e i disegni che ci sono stati tramandati nei Codici Leonardeschi sono rappresentativi di una mente fertile che si propone di stabilire un metodo totalmente nuovo per comprendere l’esistente. Un metodo fatto di regole, piuttosto che di credenze, un metodo fatto di numeri e di formule da applicare, piuttosto che di superstizioni. Ma da dove proviene questa nuova dottrina, questo atteggiamento così fortemente speculativo? Dalla cultura neoplatonica che si impianta in Toscana agli inizi del ‘400. Di quella dottrina filosofica che si fa forte di tutte le conquiste scientifiche provenienti dal mondo arabo che in questo periodo possono essere finalmente conosciute perché tradotte stampate e discusse dagli intellettuali che gravitavano attorno alla corte medicea. I numeri cosi cari a Paladino che si ripetono nelle opere con le cifre di 1, 2 e 3 sono numeri arabi. Non deve sfuggirci per tanto, l’immagine umana inserita nella sommità del corpo conico inferiore, che riproduce una icona, un volto dai tratti marcatamente arabeggianti. L’uccellino e la figura araba rappresentano due espressioni simboliche sul medesimo argomento: la Genialità, la Forza di colui che può superare le leggi di natura avvicinandosi al Creatore. Chi se non Leonardo da Vinci? La “macchina per pensare” introdotta qui da Paladino ha scaturito i suoi effetti. Bravo è stato il maestro Francesco Conti, nel lavorare l’opera lignea che dà struttura al complesso, ad interpretare con la sovrapposizione e la scansione delle linee e dei segni archetipici il linguaggio astratto di Paladino assicurando cosi una continuità linguistica a tutto il congegno rappresentato”.
Come da tradizione a completare il trofeo in ogni sua parte è stato il maestro intagliatore Francesco Conti ormai da decenni uomo delle lance d’oro: “Un compito, questa volta, che non è stato affatto semplice dato che ho dovuto interpretare l’opera di due personaggi di prim’ordine: Leonardo Da Vinci, uno dei grandi del Rinascimento, e Mimmo Paladino artista contemporaneo tra i più eccelsi che abbiamo in Italia, se non nel mondo. E’ stato un lavoro molto difficile che ha richiesto un approfondito studio dei due artisti la cui interpretazione si ritrova appieno in questa Lancia d’Oro”
Dopo il ritratto di Leonardo Da Vinci fatto dal presidente della Società Storica Aretina Luca Berti che ha ripercorso le tappe fondamentali della vita e dell’opera del Genio rinascimentale, ricordando anche la mostra che Arezzo dedicò alla Madonna dei Fusi nel 2001 celebrando il ritorno in Italia della preziosissima opera custodita in collezione privata a New York, i rettori hanno salutato la lancia d’oro e dato il benvenuto a questa nuova edizione della Giostra.
Maurizio Carboni, rettore di Porta Sant’Andrea: “Ringrazio sentitamente il Centro*Arezzo per l’adozione della lancia e per aver consentito la realizzazione di un trofeo di tale pregio grazie agli artisti che l’hanno ideata”.
Andrea Fazzuoli, rettore di Porta Crucifera: “Difficile trovare le parole giuste per ogni nuova opera, i trofei sono sempre più belli ad ogni edizione della Giostra. Complimenti dunque e grazie agli artisti che l’hanno realizzata”.
Roberto Felici, rettore di Porta del Foro: “Questa lancia è un capolavoro, una delle più belle mai viste, l’incontro straordinario di tre artisti: Leonardo Da Vinci, Mimmo Paladino e Francesco Conti che non finisce mai di stupirci. Credo che questa lancia andrà veramente ad arricchire il museo del quartiere che la vincerà”.
Ezio Gori, rettore di Porta Santo Spirito: “Mi associo ai complimenti ai Maestri per questa bellissima lancia d’oro che tutti noi ci impegneremo per portare in sede. Vedo però dei segnali importanti su questa opera, vedo due Colombine e spero che possano prendere la strada dei Bastioni per arricchire la nostra rastrelliera che vede già la presenza della ‘sorella’ di questa lancia, quella dedicata a Leonardo Da Vinci che abbiamo vinto nel 2002”.