Domenica 2 settembre Peter ha corso la sua ultima sfida contro Buratto Re delle Indie. Nella sua carriera ha corso ventitre edizioni conquistando otto lance d’oro e portando il suo cavaliere a colpire tredici volte il centro. Enrico Vedovini ci racconta la favola del grigio di 19 anni che ha commosso piazza Grande e onorato il Quartiere di Porta Sant’Andrea.
Gli archi dell’Acquedotto Vasariano sono ormai alle spalle quando dalla strada di San Fabiano si inizia a scorgere un lungo muro di pietra, che finisce per aprirsi in un ampio cancello protetto da una macchia di olivi e dalle colline di un luogo senza tempo. Un cielo settembrino ormai scarico del frastuono della Piazza illumina lo spicchio di terra dove Peter Pan riposa le sue forti gambe bianche, dentro uno dei box che costeggiano la dimora di casa Vedovini.
Ti guarda e sembra volerti parlare lo splendido grigio di 19 anni che domenica 2 settembre ha definitivamente chiuso la sua esperienza con la lizza a causa dell’età, segnando una delle pagine più belle della Giostra, perché dopo il leggendario Fraddiavolo nessun cavallo nella storia della festa aveva mai corso e vinto così tanto: ben ventitré carriere disputate che hanno portato il suo cavaliere ad otto trionfi e tredici centri colpiti contro Re Buratto.
I colori di piazza Grande sono ormai un ricordo agrodolce mentre il suo proprietario si sofferma davanti alla stalla e gli accarezza la criniera, volgendogli quello sguardo d’intesa che negli anni ha portato tanta gloria a Sant’Andrea. «Comprai Peter Pan che aveva solo 5 anni, lui nato nel 1999, grazie al mio veterinario Stefano Cavallini che lo vide in Casentino e me lo segnalò – racconta il plurivittorioso Enrico Vedovini con la voce intrisa da un filo di emozione – pensa che in scuderia ho avuto anche su fratello, Pepè, cavallo con cui ho vinto la Giostra del 2006”.
Il suo arrivo è stato quasi un segno del destino…
“Peter è nato da un parto gemellare, un caso molto raro. Quando l’ho montato per la prima volta capì che poteva essere il cavallo per me”.
E perché?
“Andai a provarlo e lo montai per quattro giorni. Il quinto mi scaraventò in terra e dissi: lo prendo”.
Insomma ti lanciò un segnale?
“Il cavallo era praticamente sdomo e la caduta non fu per causa sua, ma mi resi conto che aveva un carattere molto coraggioso. Lo portai lungo una strada, vicino alla ferrovia con i treni che passavano. Nonostante questo dimostrò di avere una grande sicurezza”.
Quali sono le sue caratteristiche strutturali?
“Peter Pan è un cavallo tosto e molto atletico. Con il lavoro ha acquisito un’elasticità che nei cavalli piccoli come lui non è facile trovare”.
Quanto riesce a coprire sulla distanza?
“Per la struttura fisica che ha copre molto, tenendo conto che è un cavallo di un metro e 48”.
Peter infatti non è un gigante…
“È vero, ma sembra tutto fuorché un cavallo piccolo. Rimase stupito anche il nostro preparatore Manuele Formelli quando lo vide per la prima volta, non credeva fosse così. Ma in piazza, una volta sellato “gonfia il petto” e fa un bell’effetto”.
Cosa ti spinse a cercarlo?
“Dopo l’ultima esperienza con Stella nel 2007 sentii che era arrivato il momento di cambiare”.
Come fu il suo approccio alla Giostra?
“All’inizio portarlo in piazza è stato molto difficile; Peter andava montato sempre, almeno due ore prima delle prove. Di quei giorni ho anche il ricordo del suo manto, di un bel grigio scuro, adesso completamente schiarito”.
Alla fine però, ripagò subito la tua fiducia…
“Nell’anno di esordio abbiamo marcato due 4 a giugno e un 5 a settembre 2008 che bastò per conquistare la sua prima grande vittoria. Poi nel 2009, dopo un nuovo 4 a giugno, marcai ben 2 centri a settembre nella Giostra de La Nazione. A pensarci, più del 60% dei cinque che ho marcato sono stati con lui”.
Per non parlare della carriera del settembre 2015.
“Per me è stata la vittoria più bella in assoluto. Ho vinto tante bellissime Giostre negli anni, penso al primo 10 con Stefano nel 2008 e l’ultimo nel 2017, ma quella credo che passerà per sempre nella storia della Giostra: fare 3 cinque in piazza non può capitare tutti i giorni”
Merito anche di Peter?
“Ovviamente. Più tiravo e più era fluido e coraggioso. Inutile dire che la mia bravura è data tantissimo dalla sua grande bravura, è una cosa che va di pari passo. Se non avessi avuto Peter Pan non sarei mai stato il Vedovini che sono adesso”.
Che tipo di carriera hai costruito negli anni con lui?
“La carriera ideale con Peter è sempre stata a stringere, con una partenza di 30/40 centimetri più larga rispetto a metà della lizza e poi dritto a chiudere verso il Buratto”.
Un’impostazione non per tutti…
“Secondo me la dote migliore di un cavaliere è quella di modificarsi a seconda cavallo che ha. La Stella era molto sensibile ai disturbi e per questo dovevo sempre avere un’attenzione in più, mentre Peter è un cavallo che viene molto sotto, ma allo stesso tempo non ti fa subire un gran colpo al Buratto perché non ha una grandissima irruenza. Con lui ho assimilato questo modo di tirare”.
Possiamo parlare di cavallo perfetto?
“Peter è sempre stato un cavallo coraggioso, anche nei momenti speciali e difficili come gli spareggi e le giostre interminabili. Non ho mai avuto il minimo timore che mi potesse tradire, mi sono fidato ciecamente ad ogni carriera”.
Chi ha ricoperto il ruolo di palafreniere nell’era di Peter Pan, e che ruolo ha questa figura per te?
“Negli anni sono stati Angiolo Checcacci, Francesco Braconi, Andrea Montini e lo storico Gabriele Papini. Al Palio di Siena i cavalli hanno il barbaresco, figura importantissima. Nella Giostra il palafreniere è quella persona che vive in simbiosi non solo con il cavallo ma anche con il giostratore. Questo ruolo è molto importante, perché specialmente il giorno della carriera il cavaliere deve pensare al suo tiro e non alla gestione del cavallo. Nella mia storia non ho mai cambiato tanti palafrenieri e questa cosa mi dispiace, dato che me lo hanno chiesto in tanti, ma credo che possano capire. Chi indossa quel costume non è solo un amico, ma una persona che accudisce e segue il cavallo tutto l’anno e deve avere esperienza”.
Tra questi ce n’è uno che vuoi ringraziare particolarmente?
“Sicuramente Gabriele Papini, persona di estrema fiducia che mi ha fatto fare il salto di qualità di giostra in giostra. Nel tempo ha capito quanto è importante per me, ma soprattutto come si gestisce un cavallo: i tempi tecnici di quando si fanno gli allenamenti, gli orari, quello che mi serve in determinati momenti. Togliere tutti questi pensieri vuol dire togliere ansia e impegni e concentrarsi. E Gabriele l’ha sempre fatto al meglio”.
Domenica 2 settembre tutta piazza Grande si è alzata in piedi per te e Peter. Che emozione hai provato correndo quella carriera?
“Dopo una sconfitta l’amaro in bocca c’è sempre, soprattutto perché io e Tommaso eravamo preparati per fare una grandissima Giostra, ma purtroppo qualcosa è andato storto. La carriera di domenica l’ho preparata in quel modo. L’unica cosa da fare era andare veloce e tirare al cinque, anche perché ho lavorato tutto l’anno per quello e volevo fare centro. Quando ho riconsegnato la lancia ho sentito una marea di applausi dietro la tribuna B e la A era tutta in piedi. Non capita tutti i giorni di vedere cose del genere”.
E quelle lacrime indicando il cavallo….
“Lo ammetto, mi sono emozionato tanto.”
Viene da pensare che Piazza Grande ha riconosciuto il vostro valore…
“Sono convinto di sì e per questo ringrazio tutto il mondo della Giostra, mi sono arrivati messaggi in continuazione, come dopo una vittoria e questo fa un enorme piacere. Vuol dire che hai lasciato il segno, che hai fatto vedere delle belle cose. Pensa, mi sono arrivati messaggi di ragazzini che vanno a cavallo e che vorrebbero avvicinarsi al nostro mondo. Queste sono cose che fanno bene”.
Dove passerà la sua pensione Peter Pan?
“Peter rimarrà a casa mia, andrà in pensione dalla Giostra ma rimarrà sempre un cavallo su cui farò affidamento perché fisicamente sta bene, è un toro, e potrà accompagnarmi negli allenamenti futuri. Su tanti aspetti è davvero un gran maestro. Una cosa è certa, non lo darò mai via: mio figlio Giulio è innamorato perso e sopra di lui inizierà a montare e a muovere i primi passi da cavaliere”.
A cura di Saverio Crestini – (foto da Facebbok)