Marco Matteoni si rivela un bluff, la squadra in stato di agitazione incontra i vertici della Lega Pro. Buco di circa due milioni di euro da risanare. L’allenatore Massimo Pavanel: “siamo tutti tremendamente colpevoli”
Domani, mercoledì 21 febbraio, i vertici della Lega Pro saranno in città per incontrare la squadra amaranto, ormai in stato di agitazione e pronta a scioperare nel derby col Livorno. Il motivo, purtroppo, è noto a tutti.
Marco Matteoni, neo presidente dell’Arezzo calcio, lo scorso venerdì 16 febbraio non ha rispettato le scadenze, venendo a meno al pagamento di stipendi arretrati di staff e giocatori. Finisce così la farsa durata più di un mese, dalla prima intervista in cui lo “show man” romano ha pronunciato il verbo “pagherò”, giurando e spergiurando mezzo stampa, tv e radio che aveva le coperture necessarie per arrivare a fine campionato, per poi appigliarsi al paracadute del fondo inglese, che guarda caso avrebbe rilevato quote societarie all’ultimo momento garantendo i 300 mila euro necessari ad ottemperare gli stipendi.
“Anche se andasse male col fondo di Londra ho comunque la disponibilità economica per pagare”. Questa l’ultima bugia di Matteoni prima di cedere, riportando al sindaco Alessandro Ghinelli e al consigliere comunale Paolo Bertini una frase da far tremare i polsi: ”Il fondo non paga, anzi ha presentato una denuncia per falso in bilancio. Non riesco a rispettare quanto promesso”.
Anche se in molti se lo aspettavano, la notizia si è rivelata una mazzata per tutti i tifosi aretini, tradotta così dal primo cittadino: “Siamo stati informati della decisione del presidente Matteoni di non pagare gli stipendi come annunciato e promesso”, ha detto Ghinelli. “Non posso dire altro, se non che siamo stati beffati, tutti: la Città intera in primis e tutti coloro i quali in questo ultimo periodo si sono impegnati per cercare una soluzione alla crisi dell’US Arezzo. Continuo a pensare che l’errore sia stato quello di non aver ceduto la società alla cordata che avevamo preparato insieme a Di Matteo e ad altri imprenditori”.
Rischia di finire così la storia recente dell’U.S. Arezzo, col terzo fallimento nell’arco di 25 anni esatti. Subentrano, inoltre, i rimpianti per alcune occasioni perse, vedi la mancata cessione di quote nel mese di gennaio alla cordata capeggiata da Nario Cardini e dal rag. Giovanni Minetti, forti di un grande sponsor (Gruppo Axpo) che, insieme ad altri imprenditori, avrebbe garantito la cifra di 900 mila euro (per difetto) per tre anni (di cui 600 mila solo dell’azienda di energia).
Trattativa mancata perché Matteoni, a detta di Nario Cardini ai microfoni di Arezzo Tv, non è stato in grado di inviare i libri contabili e il bilancio della società nei tempi dettati dal rag. Minetti, in partenza per una crociera.
Il vero grande dubbio rimane il ruolo giocato finora dall’ex patron amaranto Mauro Ferretti e sul perché abbia voluto cedere le sue quote alla Neos Solution, società consortile che non aveva alcuna garanzia economica per mandare avanti l’Arezzo, invece che alla cordata capeggiata da Di Matteo fortemente voluta dal sindaco.
Ad oggi gli unici che meritano un plauso, in questo incubo che sembra non finire, sono i giocatori, l’allenatore, lo staff e tutto il mondo delle giovanili, che hanno dato prova di grande dignità nonostante una situazione al limite della sopportazione, sia umana che professionale.
Adesso la società si trova con un buco di oltre due milioni di euro da risanare, cifra che non lascia presagire a nulla di buono.
“Quello che abbiamo fatto fino ad oggi è perchè abbiamo voglia di essere lì in campo a sudare, a sentire l’acqua sopra la testa, la neve sulla bocca, l’odore dell’erba tagliata. Perchè permettiamo a questa gente di venire qui a prenderci per il culo? Siamo tutti tremendamente colpevoli. A partire dall’amministrazione comunale che adesso deve farsi sentire. Mi avete fatto sentire come l’allenatore più forte del mondo e invece non sono niente. E’ l’ora di dire basta a certi personaggi, dovete fare uno sbarramento. Difendete la vostra passione. Ricordate: c’è sempre un piano B. Impegniamoci tutti perchè si realizzi”.
Ci vorrebbero più uomini come Massimo Pavanel.
Saverio Crestini